Un’isoletta in mezzo alla laguna veneta che è entrata nel mio immaginario grazie ad una serie di libri fantasy per ragazzi – Stravaganza, di Mary Hoffman – ambientata tra Londra ed un mondo parallelo che ricalca l’Italia rinascimentale. Nel primo romanzo della serie, la città protagonista è Bellezza, corrispondente a Venezia. Sono anche citate le tre principali isole della laguna, Torrone, Merlino e Burlacca, rispettivamente Torcello, Murano e Burano.
Ecco com’è descritta quest’ultima nelle pagine del libro:
Appena furono abbastanza vicini da distinguere le case, vide che ognuna era dipinta di colore diverso e che tutte insieme formavano una scacchiera in cui azzurro, rosa, arancio e giallo stavano gomito a gomito. In un quartiere di Londra l’effetto sarebbe stato orribile, ma qui, sotto il cielo azzurro della laguna, sembrava perfetto.
Facile immaginare come una descrizione così mi abbia sempre incuriosita e lasciata con il desiderio di poter scoprire come fosse davvero Burano. E lo scorso dicembre l’ho potuto esaudire, grazie a pochi giorni attorno a Capodanno trascorsi in compagnia di alcune amiche.
Il cielo inizialmente non era azzurro come nel romanzo, il sole si è affacciato più tardi sulla laguna, e forse questo ha influito ancora di più sulla sorpresa che la macchia di colori improvvisa, tra le tinte verdognole dell’ambiente circostante, mi ha regalato.
La realtà molte volte è in grado di superare l’immaginazione, come in questo caso. Ed è una realtà magica, senza tempo. Davvero un’altra dimensione.
Formata da quattro isolotti collegati tra loro da vari ponticelli, Burano è diventata famosa in tutto il mondo proprio per le sue casette vivacemente colorate – si dice per distinguerle nella fitta nebbia della laguna. È tutto talmente particolare da sembrar quasi finto, preparato ad arte per i turisti, se non si sapesse quanti secoli hanno attraversato questi piccoli scampoli di terra e quanto gli abitanti tengano ad essi. E ciò si vede, perché è tutto tenuto con molta cura.
Per arrivarci, da Venezia, si può prendere il vaporetto a Fondamente Nove e in una quarantina di minuti vi si approda.
Dopodiché, occorre perdersi tra i calli e i campielli per potersi immergere pienamente nella sua atmosfera, osservare i colori delle case riflessi nell’acqua dei canali, scoprire quelle più particolari, fare su e giù dai ponticelli e curiosare nei negozietti tipici.
Nella luce obliqua e calda di un gelido pomeriggio invernale, con pochi turisti, Burano ci ha fatte innamorare di sé.
Giunti nella piazza principale, Piazza Baldassarre Galuppi, si possono visitare la chiesa di San Martino, il cui campanile storto è un’altra delle note caratteristiche di Burano, il Museo del Merletto (e i numerosi negozi che lo vendono) e anche le pasticcerie in cui si possono trovare i dolcetti tipici chiamati bussolà o buranelli.
Di questi ultimi devo dirvi che mi sono immolata per la causa e ne ho assaggiato uno (intinto per metà nel cioccolato) e avrei dato non so cosa per portarmene a casa almeno un chilo. Buonissimi, una gran quantità di calorie, ma per una volta si poteva fare, siete d’accordo? Una volta o l’altra proverò a replicarli in maniera casalinga, ma sono sicura che le signore del luogo avranno le loro ricette segrete per farli così buoni, perciò non verranno mai identici.
Il merletto è l’altro prodotto tipico dell’isola, la cui lavorazione ha avuto inizio nel XVI secolo. Il Museo è stato fondato nel 1981, pochi anni dopo la chiusura della Scuola dei Merletti, e contiene al suo interno numerosi e preziosissimi esemplari della produzione avvenuta durante il corso dei secoli. Ancora oggi, inoltre, le merlettaie fanno dimostrazioni del loro mestiere e continuano a realizzare quelle che sono vere e proprie opere d’arte.
Sono entrata in uno di questi negozietti, carichi di merletti persino sulle pareti e sul soffitto. La proprietaria ha raccontato a me e alle mie amiche qualche curiosità su questi lavori e ce ne ha mostrato uno in corso, facendoci capire che davvero si tratta di qualcosa per cui non esiste prezzo – e quello che c’è non è alto per caso. Il dialetto stretto con cui si rivolgeva a noi contribuiva a farci sentire come se fossimo realmente tornati indietro di almeno settant’anni, tutti quelli che lei stessa ha trascorso in compagnia dei merletti e del tombolo.
Se ci fermiamo a pensare, è una storia meravigliosa. Tutta quella che emerge dalla laguna lo è. E merita di essere scoperta e amata.
Per informazioni: https://www.isoladiburano.it/
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