L’8 dicembre, per i ciclisti e gli appassionati del Varesotto, è ormai una giornata da attendere. Da diciotto anni la Pedala con i Campioni regala la possibilità ai tanti amatori di trascorrere una mattinata pedalando in compagnia di professionisti ed ex che nella nostra provincia sono nati o semplicemente passati. Qualche nome tra i tanti? Giacomo Nizzolo, Eugenio Alafaci, Luca Chirico, Ivan Santaromita, Carmelo Foti, Danilo Napolitano, Simon Clarke, Cadel Evans, Daniele Nardello, Dario Andriotto… Mancavano giusto Stefano Zanini, che questa pedalata l’ha praticamente inventata, ed Edward Ravasi, ma i primi ritiri e le presentazioni dei team sono una tappa obbligata verso la prossma stagione.
La Pedala con i campioni, comunque, non serve solo a passare un paio d’ore in compagnia: la beneficenza è il vero centro di questa occasione. Tutte le quote di iscrizione, infatti, vengono devolute ad associazioni ed onlus del territorio attive nel sociale: quest’anno in particolare andranno alla sezione ciclismo paralimpico del Veloclub Sommese (che si è occupata anche gestione tecnica della giornata), AIL Varese, AIDO, San Martino Onlus e Insieme nel Futuro.
Il focus della giornata, però, non poteva non essere una dedica speciale a Michele.
L’immagine della sua ultima vittoria al Tour of the Alps, pochi giorni prima di andarsene ha campeggiato per giorni sulla facciata del municipio di Brinzio per poi incorniciare la partenza dei 1450 iscritti. Un momento di silenzio, che ha un po’ del rituale ormai, ma in realtà è la voglia potente di non dimenticarci di un campione, un amico, un grande uomo. La sua aquila è impressa persino sui numeri attaccati sulle bici, sulle borracce e sulle tazze all’interno del pacco gara.
Perciò, Michè, quei 45 km percorsi con tranquillità, tra chiacchiere, risate e scherzi che hanno di sicuro riscaldato l’aria gelida della Valcuvia, erano anche per te, che il sorriso ce l’hai sempre avuto dipinto sul tuo viso. Era per te – e per tutti coloro che, come te, sono volati via troppo presto – la preghiera alla Madonna della Strada nel luogo in cui Maria è venerata come patrona dei ciclisti.
Segno che non tutto, nello sport, è profano, ma quella linea sottile di sacro esiste e resiste negli anni.
E non c’è niente da fare, anche senza una gara da affrontare, il cuore è quella cosa che davvero non manca mai.
È lui che spinge ad uscire di casa in un mattino di dicembre con 3 gradi, per condividere un po’ di strada con altre persone, rubare una foto ad un ex campione del mondo come Cadel Evans, costringere qualcuno ad imitare Chris Froome che corre sul Mont Ventoux per divertirsi e, soprattutto, fare del bene. E a me, le persone con un cuore così piacciono davvero tanto.