Eccoci al consueto appuntamento di fine anno con la mia classifica personale dei libri che ho più amato durante il 2018. Complice il tempo che quest’anno mi è parso ancora più rapido del solito, il record dei 30 battuto nel 2017, purtroppo, non è stato replicato. Mi sento profondamente in colpa e percepisco gli sguardi torvi dei volumi che mi osservano dalla libreria.
In realtà, nonostante il numero un po’ ridotto che campeggia come sempre in fondo alla mia agenda, quello che mi è capitato tra le mani quest’anno è un insieme di titoli che mi hanno saputa catturare, alcuni confermandosi nelle loro previsioni e altri ribaltandomi totalmente.
Ecco i miei dieci.
- Le nostre anime di notte, Kent Haruf
Con questo libro ho scoperto un (altro) autore in grado di trasmettermi molto con l’essenzialità dello stile. A volte, più di tanti ricami, serve solo andar dritti al nucleo delle storie e delle persone e Kent Haruf l’ha saputo fare. Tra i propositi per il prossimo anno c’è quello di tornare a Holt e conoscerne altri volti. Di quelli di Louis e Addie vi ho già raccontato qualche mese fa. Se poi avete Netflix tra i vostri migliori amici, approfittatene per guardare il film tratto da questo romanzo. Non fosse altro che per Robert Redford e Jane Fonda. (Tenete con voi qualche fazzoletto a portata di mano.)
- La menta e il fiume, Miriam Terruzzi
Miriam è una delle migliori scoperte che il ciclismo mi ha portato, anche se in questo suo romanzo il ciclismo non c’entra affatto. È la storia di Leon che, in un giorno di novembre, si ritrova, lasciato a piedi dalla sua auto, nella campagna nebulosa, con un fiume che la attraversa. Una specie di piccolo mondo antico in netta contrapposizione con Milano e la sua banale superficialità, un luogo in cui diventa possibile scoprirsi e persino rinnovarsi, non senza passaggi dolorosi, anzi proprio grazie a loro. Trecento pagine che finiscono in un istante, quasi troppo presto. Forse è anche questo, il destino delle cose semplici?
– So cosa fa il fiume. Rompe gli argini, invade la campagna, cambia il suo corso, sceglie una nuova direzione.
– E poi?
– E poi si calma. Perché ha trovato la strada.
- L’arminuta, Donatella di Pietrantonio
Lo sguardo nero che salta fuori dalla copertina, che ti incatena e ti trascina dritto in una storia che è perdita e scoperta insieme, in un sentirsi senza la terra sotto ai piedi in un posto che non è più – e non è mai stato – casa. Anche di questo vi ho parlato qui.
- La misura di tutto, Camilla Ronzullo
Seguo Camilla da un sacco di tempo, sul suo blog e su Instagram. Il suo è uno di quei profili che vado a cercare se, per caso, non spunta nel mio feed. E poi amo alla follia la sua calligrafia, il suo principale punto distintivo, tanto che compare, come una sorta di coprotagonista, anche in questo romanzo. Che poi è un diario, a tratti uno sketchbook, dove le frasi sono già sottolineate e alcune addirittura cancellate – con buona pace dei puristi -, in compagnia di liste, cartoline e disegnini.
È la vita di Nina che si ridisegna e si riscrive, la storia di una fine che diventa nuovo inizio, ma per farlo necessita di un viaggio a tappe intrapreso con due compagni incontrati per puro caso. Tutto per dirci che, spesso, è meglio dare un calcio a tutti i piani e ai freni che ci imbavagliano e provare a reinventarsi l’esistenza imparando a dare più retta al cuore – il che non significa non soffrire.
Ero pronta, aveva ragione Gerri. Avevo voglia di scoprire tutto, di rinascere infinite volte, di stupirmi. Avevo voglia di raddoppiare, di confondere i pezzi del mosaico, di decidere io e solo io i pesi e le misure della mia esistenza.
- La mia famiglia e altri animali, Gerald Durrell
Sarà stata la nostalgia per la Grecia o chissà che altro, ma dopo un po’ di anni ho scelto di rileggere il racconto del piccolo Gerald alle prese con la vita sull’isola di Corfù insieme a tutta la sua famiglia, fra traslochi improvvisati e l’interesse vivissimo per tutto ciò che la natura dell’isola gli lascia scoprire – non per niente, da grande, diventerà zoologo.
Lo stile divertente e accattivante della scrittura trascina fin dalle prime pagine, passando in modo leggero e sorridente dalle descrizioni dei paesaggi ai disastri strampalati, causati spesso dagli animali che Gerry porta in casa o anche solo dagli altri membri della famiglia. Lettura ideale per chi è alla ricerca di qualcosa di tranquillo e poco impegnativo emotivamente, da suggerire anche ai più piccoli (ricordo di averne letto dei brani alle elementari).
- My worlds, Peter Sagan
Lo sapete, nella mia classifica non può mancare un libro relativo al ciclismo. Quest’anno tocca a Peter Sagan, l’unico nella storia a vincere tre campionati del mondo in a row, di fila. Non è un’autobiografia vera e propria, anche se non mancano gli aneddoti relativi al passato, ma lo slovacco racconta qui solo i suoi tre anni in maglia iridata. Come l’ha vinta e rivinta, come ha trionfato con lei addosso e come ha perso – o semplicemente non è arrivato primo. Senza peli sulla lingua, con schiettezza, naturalezza e una sana dose di ironia, proprio com’è lui, proprio com’è il ciclismo.
- Il peso della farfalla, Erri de Luca
I libri di Erri non sono mai tomi voluminosi. Scrive poco, ma in quel poco c’è molto. Mi piace poter dire che è uno dei pochi in grado di rendere poetica la prosa, cosa che è tutto meno che semplice.
In queste poche, dense, pagine si è di fronte a due solitudini, due “re dei camosci”: il maschio più possente del suo branco e l’uomo che li sa cacciare nel modo migliore. Un duello tra i due che si protrae nel corso degli anni, ma che deve pur giungere a un epilogo, con le montagne a fare da sfondo silenzioso e solenne a tutto quanto. La farfalla, emblema di leggerezza, ma capace di lasciare un segno tangibile della sua presenza.
Le gerle piene di legna, le bestie portate sulle spalle, gli appigli tenuti con l’ultima falange delle dita: il carico degli anni selvatici gli portò il conto sopra le ali di una farfalla bianca.
- Emma, Jane Austen
Tra le riletture di quest’anno c’è anche la mia amata Jane, benché Emma non sia il mio romanzo preferito, a causa della protagonista stessa. In realtà, tornando tra le sue pagine, ho compreso maggiormente le figure di Emma e degli altri personaggi, a cui in fondo si deve il suo carattere un po’ irruento e a tratti pedante, che la conduce molto spesso a cadere in equivoci, soprattutto sentimentali. Uno di questi mi ha lasciata senza parole, la prima volta, e continua a stupirmi per il modo in cui la Austen riesce a far credere tutt’altro fino al colpo di scena rivelatore. A voi scoprire quale, se non lo avete già letto.
- L’amica geniale, Elena Ferrante
Ebbene sì, sono caduta anch’io nel baratro dei romanzi della misteriosa Elena Ferrante. In attesa di proseguire la saga, ho divorato “L’amica geniale” giusto in tempo per l’inizio della serie andata in onda su Rai Uno (e quando dico giusto in tempo intendo che ho chiuso il libro cinque minuti prima della puntata). Questo mi ha permesso di apprezzare maggiormente la trasposizione televisiva, che ho trovato estremamente fedele – raro caso – alle pagine scritte.
Lila e Lenù mi hanno entrambe, seppur in modi diversi, scavato dentro. La forza di una e l’insicurezza dell’altra, il legame intenso che si crea tra le due e persiste nonostante le distanze e il tempo. Chi è, delle due, l’amica geniale? Io mi sono fatta un’idea, ma sono curiosa di vedere, alla fine di tutti i romanzi, se sarà davvero quella giusta.
C’era qualcosa di insostenibile nelle cose, nelle persone, nelle palazzine, nelle strade, che solo reinventando tutto come in un gioco diventava accettabile. L’essenziale, però, era saper giocare e io e lei, io e lei soltanto, sapevamo farlo.
- Acciaio, Silvia Avallone
Un romanzo che ho subito accostato a L’amica geniale, perché si somigliano su alcuni punti di vista: i quartieri popolari di una grande città e le difficoltà che si incontrano nel viverci dentro, le protagoniste femminili che qui sono già adolescenti, Francesca e Anna, e un mondo di adulti dentro cui si insinuano già troppo presto e non solo per loro volontà. È un romanzo duro, che lascia un po’ di amaro in bocca, ma anche la speranza di poter riuscire a prendere in mano la propria vita nonostante le cose terribili che possono accadere.

Concordo su Emma, ma alla fine lo sapeva anche Jane Austen che ai lettori la protagonista non sarebbe piaciuta!
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In effetti ci aveva avvisati! 😀
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