Innsbruck è un città che mi ha fatta innamorare di sé fin dal primo sguardo. I colori pastello sulle facciate delle case e le loro decorazioni che sembrano glassa sui biscotti o merletti finemente tessuti e i bovindi agli angoli che sono uno dei miei sogni proibiti in fatto di abitazioni, posti perfetti per trascorrere il tempo a leggere. Il fiume Inn che scorre placido e azzurro ghiaccio sotto ai ponti e diventa teatro per gente pazza che si diverte a fare una sorta di “bungee surf” sull’acqua. Le alte montagne che la circondano da tutti i lati appena si alza lo sguardo. Già vi piace, vero?
È un luogo che riesce a essere tranquillo persino con un mondiale di ciclismo in corso, con persone in ogni dove, compresi turisti asiatici strampalati in cappotto e ciabatte di pelo.
Tutte queste scene strane che mi fanno sorridere, riescono a sembrarmi cucite perfettamente addosso a questa città del Tirolo austriaco e insieme estremamente lontane dall’aura da fiaba che la caratterizza.
Forse è solo che Innsbruck ha due anime incastrate tra loro e per questo sa essere contemporanea e anticamente placida nello stesso tempo.
Si avvicina tantissimo alla mia idea di città ideale, senza alcun dubbio.
E la prima zona che vi consiglio di visitare è quella in cui, se potessi scegliere, vorrei abitare: al di là dell’Inn, in una di quelle stradine che iniziano subito a inerpicarsi verso i monti, sulle quali credo di aver lasciato un solco dopo averci camminato almeno quattro volte al giorno per tre giorni. Vicinissima al centro, ma tranquillissima, si potrebbe davvero pensare di trovarsi già in un piccolo paesino di montagna.
A mano a mano che si sale per andare verso la Gramartstrasse (la famosa Holl del Mondiale) si incontrano già alcune baite e si finisce per fare una bella passeggiata all’ombra del bosco. (Qui consiglio prudenza: la strada è carrozzabile, anche se poco frequentata. Se poi volete osare con la bici… beh, auguri.)

Tornando nel centro città, vi segnalo un luogo che purtroppo io stessa non ho fatto in tempo a visitare, ma la mia compagna di viaggio sì – motivo in più per tornarci: l’Hofburg, il palazzo imperiale. Inizialmente castello medievale, fatto ampliare poi dall’imperatore Massimiliano I e rimodernare in stile rococò da Maria Teresa d’Austria nel Settecento, è un imponente edificio dalle facciate chiare che cela al suo interno tutto lo sfarzo di cui è stata capace l’imperatrice.
Se poi anche voi siete – come noi – maniacalmente affascinat* da tutto ciò che riguarda la principessa Sissi, sappiate che, pur avendo soggiornato nel palazzo solo una volta, c’è un intero appartamento a lei dedicato.
Dettaglio da non sottovalutare: al suo interno troverete anche una succursale del Café Sacher di Vienna, dove gustare la versione originale della famosissima torta.
Un altro monumento legato alla storia imperiale è l’arco di trionfo fatto realizzare anch’esso dall’imperatrice Maria Teresa per commemorare sia il matrimonio del figlio Leopoldo sia la morte dell’imperatore, suo consorte. Per noi è stato, in pratica, il primo punto di riferimento per orientarci in città (non che sia difficile), il primo luogo in cui ci siamo fermate appena dopo essere arrivate a Innsbruck, per vedere da vicino il diciottenne Remco Evenepoel sfrecciare con destrezza verso il suo titolo mondiale.
Il secondo punto di riferimento nelle nostre giornate è stato il Tettuccio d’Oro. Nel cuore del centro storico, è una loggia decorata con tegole in rame dorato, fatta costruire dall’imperatore Massimiliano I. È particolare già nel suo risaltare tra le facciate delle case, da lontano, ma se vi avvicinate, potrete scoprire anche gli affreschi che decorano sia l’esterno sia l’interno della loggia e le raffigurazioni scolpite tra cui si trovano, curiosamente, l’imperatore con entrambe le mogli – la prima, Maria di Borgogna, e la seconda, Bianca Maria Sforza.


Ma dove mangiare a Innsbruck? Nella nostra permanenza in città abbiamo provato diversi locali, cercando di scegliere sempre la cucina del posto – nonostante l’innumerevole quantità di ristoranti italiani (cui abbiamo ceduto solamente l’ultima sera).
I piatti tipici tirolesi sono buoni, ma leggermente pesanti e un po’ abbondanti con la cipolla per i miei gusti. I canederli al formaggio, però, che meraviglia. Tutto sommato, comunque, abbiamo mangiato bene, anche se non sono riuscita ad assaggiare tutto ciò che avevo in mente di provare prima di ripartire, per esempio i Kaiserschmarren.
Una nota importante: troverete spesso i menu tradotti anche in italiano e molti gestori e camerieri che lo parlano, perciò non dovreste avere eccessive difficoltà di comprensione. Se, però, conoscete il tedesco, usatelo e vi ameranno incondizionatamente.
I ristoranti che vi consiglio sono quattro, mentre due sono i locali che ho amato di più per quanto riguarda il lato dolce di questa trasferta. Eccoli.
Stiftskeller (Stiftgasse, 1-7)
Vicinissimo all’Hofburg, è stato ricavato dalle sale del convento imperiale fatto costruire da Maria Teresa d’Austria – sì, sempre lei – per commemorare il marito, l’imperatore Francesco I. Oggi è un ristorante-birreria tra i più noti della città che propone cucina tipica tirolese, quindi canederli, spätzle e piatti di carne come gulasch o stinco: nulla di leggero, ma tutto buono. https://www.stiftskeller.eu/it



FloJos (Seilergasse, 12)
Ristorante/steak house dal sapore messicano, ma con l’immancabile Wiener Schnitzel (la cotoletta viennese) nel menu, tra chili, nachos, hamburger e carne alla griglia. http://www.flojos.at/
Breakfast Club (Maria-Theresien-Straße, 49)
Posticino piccolo, ma delizioso, scoperto un po’ per caso. Una bakery dove far colazione-pranzo-brunch con una vasta scelta tra omelette di vari generi, dolci e combinazioni che prevedono quasi sempre uova all’occhio di bue, formaggio e prosciutto. Sottolineo la presenza curiosa di un bicchiere di “succo di sambuco della nonna” a corredo di ogni scelta. https://www.breakfast-club.at/

VaPiano (Leopoldstraße, 1)
Il nostro cedimento italiano è avvenuto in questo posticino dietro all’Arco di Trionfo. È una sorta di self service dove si trovano soprattutto pizze e piatti di pasta (ma anche insalate o altre pietanze). Si tratta di un locale appartenente a una catena e sappiamo quanto sia difficile assaggiare la nostra cucina all’estero in modi eccellenti, ma tutto sommato mi ha consentito di placare la mia crisi di astinenza da pasta, dunque: approvato e consigliato. https://at.vapiano.com/de/restaurants/vapiano-innsbruck-2-leopoldstrasse-1/
Strudel Café Kroll (Hofgasse, 6)
La zona è sempre quella dell’Hofburg, circa di fronte al Café Sacher. Come si intuisce dal nome stesso, è il regno dello Strudel, da quello dolce (di mele e non solo, obbligatorio specificare quando si ordina) a quello salato, ma siccome io e lo Strudel non andiamo sempre d’accordo, ho voluto provare la semplicissima kleines Frühstück a base di pane, burro e marmellata, insieme a una bella tazza di cioccolata. http://strudel-cafe.at/

Café Munding (Kiebachgasse, 16)
Ce l’hanno suggerito praticamente tutti, indicandocelo come il regno delle cheesecake e ammetto di aver pensato di imbattermi in un luogo american style. Niente di tutto ciò: il Munding è la pasticceria più antica del Tirolo e credetemi: entrarci vi farà sentire come trasportati in un’altra epoca.
La cheesecake effettivamente c’era e l’abbiamo provata subito: cioccolato e crema allo yuzu. Per non farmi mancare nulla, però, il giorno dopo ho assaggiato anche una sorta di tortino al cioccolato glassato e riempito al momento con panna montata freschissima. Tutto eccezionale. (Dicono che la Sacher qui sia più buona dell’originale: se qualcuno ha già fatto il confronto, mi faccia sapere!) http://www.munding.at/


Da ultimo, vi suggerisco un locale da cui si può osservare tutta Innsbruck dall’alto. Si chiama 360°, non a caso, e si raggiunge prendendo l’ascensore all’interno della Galleria Rathaus (Maria-Theresien-Straße, 18). La vista è davvero impagabile e bere anche solo un caffè seduti accanto alle vetrate ne vale la pena.
Anche se poi, alla fine di tutto, la mia visuale preferita rimane quella dal ponte principale: il crocevia perfetto tra la città vecchia e quella che si inerpica verso la montagna, il punto nel quale fermarsi ad ammirare – di giorno e di notte – la lunga fila di case colorate che punteggiano la riva. Lì non c’è stanchezza che tenga.
