Da leggere: Il ragazzo selvatico – Paolo Cognetti

Ero andato lassù per ricominciare a scrivere, e ora so che la montagna mi stava educando all’osservazione e all’ascolto, all’attenzione necessaria alla scrittura. Finché mi venne naturale aprire un quaderno nuovo e cercare di riprodurre l’eco di quelle presenze in parole. Prima furono alberi. Poi torrenti e nevai. Poi ancora lepri, volpi, cani, mucche, uccelli, caprioli. Infine persone.

Cognetti racconta così, in un post del 2013 sul suo blog, la genesi di questo libro in cui scrivere della natura, degli animali, delle persone incontrate diventa uno scrivere prima di tutto di sé.

Passare attraverso la parola scritta è forse uno dei modi migliori (oppure il modo) per scoprirsi di nuovo e portare alla luce lati nuovi o nascosti della propria personalità.

Paolo ha trent’anni, Milano lo fa sentire stanco, svuotato, privo di ispirazione. La città lo blocca e, per fuggire da lì e provare a ritrovarsi, sceglie di tornare, dopo svariati anni, in montagna. Una valle lontana il più possibile dalla civiltà, una baita essenziale a 1900 metri di altezza circondata solo da altre tre e, intorno, dalla natura e dalle sue stagioni diventa la sua base.

Da lì partono le sue esplorazioni alla scoperta di ciò che lo circonda, quasi delle indagini svolte per cercare di risalire ad un passato che gli si ripresenta sotto forma di cocci impossibili da riassemblare, ma pur sempre segni di una presenza umana che nel corso degli anni ha provveduto a modellare la montagna – paesaggio compreso.

Vuole stare solo, Paolo, ma alla fine solo non lo è mai del tutto. Gli incontri – animali o umani – riempiono le pagine e diventano condivisioni semplici, fatte di poche parole, ma sufficienti. Da maschi, si potrebbe dire, dato che è lui stesso ad affermare che Il ragazzo selvatico è “il libro di un uomo che fa i conti con la sua natura maschile”. Un’anticipazione autobiografica di quello che sarà Le otto montagne, in un certo senso.

E in questo fare i conti con la propria essenza sono compresi anche il dolore, le paure infantili che si riaffacciano prepotenti. Per un corpo che si fa più forte camminata dopo camminata, scalata dopo scalata, c’è uno spirito che rimane gracile e malaticcio.

Occorrono lacrime in grado di purificarlo, farlo tornare al suo stato selvatico per restituirlo infine a se stesso.

Addio, disse il ragazzo selvatico al domestico, poi gli girò le spalle e prese di nuovo il sentiero che saliva.

Questo quaderno di montagna, come recita il sottotitolo, è diviso in quattro sezioni che racchiudono ognuno una stagione, dall’inverno all’autunno. Nella nuova edizione di Terre di Mezzo (riveduta e ampliata) sono presenti anche numerose illustrazioni realizzate da Alessandro Sanna, che conferiscono ancora di più a questo libro quel carattere da diario di viaggio che continua a farmelo sfogliare, anche casualmente, per trarne dai colori e dalle parole chissà quale nuova suggestione.

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