Stavo leggendo una delle newsletter rimaste in arretrato – quella di Braccia Rubate, che potete trovare qui – quando, così, senza che la stessi cercando consapevolmente, mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno la parola perfetta per farmi da guida in questo anno così ricco di 2.
Coltivare.
“Una spinta che sentiamo tutti”: è la definizione che dà di questa azione il divulgatore e formatore in agricoltura ecologica Pietro Isolan, che inizia proprio così il paragrafo galeotto della newsletter.
No, non vi preoccupate, non sto per mollare tutto e andare a fare la contadina. Il coltivare che ho raccolto e adattato a me stessa è perlopiù metaforico, ma le mani nella terra le metterò comunque.
Anche perché è un gesto che amo fare, uno dei pochi capace di riconnettermi con la natura e di liberarmi, almeno per un po’, da tutte le ansie e i problemi che mi girano intorno. (E, soprattutto in questi ultimi due anni, sfido ognun* di noi a non sentirsi più o meno sballottat* dagli eventi.)
Dicevo. Affondare le dita nella terra, per sentire se occorre innaffiare, per togliere qualche erbaccia di troppo, per scavare e piantare un fiore o una pianta di pomodori è qualcosa che è sempre stato in grado di riallinearmi col mondo. E dunque, una piccola parte del mio coltivare andrà in questa direzione, anche se non avrò un orto vero, ma giusto qualche vaso qua e là.
La direzione più astratta, invece, ha a che fare con il prendermi più cura di me (che è uno dei due obiettivi che mi sono prefissata all’inizio dell’anno, qui), del mio tempo e della mia salute, anche e soprattutto mentale, imparando ad ascoltarmi di più e ad affrontare le esigenze e i bisogni che emergono via via. Come si fa con i semi, con le piante.
Coltivare e coltivarmi.
E siccome questa parola è venuta a trovarmi grazie a una newsletter, ne approfitto per segnalarvene qualcuna tra quelle che preferisco e che non vedo l’ora di trovare nella mia casella mail (anche quando le leggo con giorni o settimane di ritardo).
- Braccia Rubate (ovviamente)
Che non è solo un “diario dell’orto”, stagione dopo stagione e luna dopo luna, ma anche una miniera di “esercizi di fantastica” e di racconti che sì, girano intorno alla terra, ma parlano di vita.
- Riflessioni, Stefania Gambella
L’ultimo numero è un vero e proprio magazine digitale (con una grafica super essenziale che mi è piaciuta moltissimo) dove Stefania ha deciso di raccontare il suo 2021 con fotografie e parole, attraversando luoghi, sapori ed esperienze personali, senza tralasciare le difficoltà e le crisi. Un formato diverso dal solito puramente testuale a cui siamo abituat*, ma che dà tutto lo spazio e la libertà che si desidera per dire tutto ciò che si vuole dire. Ma leggere Stefania, anche nei numeri precedenti, si rivela sempre un grande stimolo a (appunto) riflettere su tante cose.
- Parlo spesso di bici, Elisa Gallo
Poteva forse mancare, in questa breve lista, qualcosa a tema bici? Qua si parla di sostenibilità, sicurezza stradale (un tema che mi sta particolarmente a cuore), femminismo, chilometri pedalati, incontri, suggerimenti e tanto altro. La bicicletta è sempre un ottimo pretesto per raccontare il mondo da un altro punto di vista.
- Ellissi, Valerio Bassan
Un appuntamento settimanale con il mondo dei media e del digitale, per capire dove e come potranno (potremo, visto che lavoro anche per un giornale locale) andare a finire in un futuro che non è poi così tanto prossimo. Da Valerio riesco sempre a imparare e a scoprire qualcosa di nuovo.
- Basilico, Valentina Aversano
Quando arriva, dentro ci sono sempre: una cosa che Valentina ha scoperto, una che ha imparato e una che le ha fatto cambiare idea. Grazie a lei (che è una delle persone che seguo più volentieri su Instagram, anche se adesso si è presa una piccola pausa) ho iniziato a cercare tre fatti da ricordare ogni giorno e, anche se non sempre li condivido su Twitter (#3FattiDiOggi), è sempre un bell’allenamento.
