Real men wear pink | Giro d’Italia 2017

Milano è letteralmente torrida, fin dal mattino, ma questo non ferma nessuno. La gente si riversa in centro, un fiume in piena che non trova requie, per ore. Inspiegabilmente qualche sciura chiede cosa passi da lì, perché sia tutto chiuso, cosa ci faccia tutta questa folla in centro: dall’alto della loro milanesità, non hanno sentito da nessuna parte che in città si chiude il Giro d’Italia. A chiunque di noi ci abbia lasciato un pezzo di sé, in questa corsa, ciò non può che sembrare maledettamente assurdo. Perché se c’è una cosa che in tre settimane ha portato sulle strade, ogni giorno e dappertutto, migliaia di persone, è stato proprio il Giro.

Se chiudo gli occhi, infatti, mi ritrovo ancora in mezzo alla marea festante accalcata sui tornanti o in Piazza Duomo – anzi, di Milano, praticamente, ho visto solo il Duomo, un’altra casa per il cuore.

Di questo Giro mi ricorderò senz’altro il rosa, potentemente presente dappertutto. È il colore dolce della primavera che viaggia veloce verso l’estate, quello che riveste chi se ne rende degno alla fine di tutto. Quello che in tutto il resto dell’anno viene additato come un colore unicamente femminile, ma che nel maggio italiano diventa il simbolo dell’uomo più forte di tutti.

Real men wear pink.

Tom, questo rosa, se l’è dovuto sudare – letteralmente – fino all’ultimo millimetro. Gli anziani per strada lo chiamano l’Olandese, non si sa se per un tentativo di disprezzo o semplicemente perché il cognome gli risulti troppo ostico. Con quel rapporto impossibile, fatto per le gambe di pochi, sembra quasi volare sull’asfalto rovente tra Monza e Milano, invece di sentire il caldo e la fatica. Un volo leggero, dritto verso un sogno da realizzare. E ce la fa davvero. Vince.

Quanti sogni, in ventun giorni, spezzati o bagnati da lacrime di gioia. Quanti pensieri. Serate di brindisi in compagnia, abbracci rigeneranti con la famiglia che spengono ogni dolore, figli nati lontano dai papà, strambe proposte di fidanzamento. In tre settimane succede qualsiasi cosa, sulla strada, ma anche lontano da lei, eppure è un tutt’uno meraviglioso.

E, cavolo, basta una minima immersione in questa atmosfera per fregarti irrimediabilmente, non c’è niente da fare. Cosa sei stato, Giro numero 100, di nuovo ancora non lo saprei definire. Forse perché sei veramente un amore infinito. Di sicuro mi manchi già. Torna presto, che ho voglia di viverti ancora più intensamente.

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