Libri da leggere | Top 10 del 2019

Come da tradizione, a fine anno, oltre alla lista dei buoni propositi facciamo quella dei migliori libri letti. Purtroppo, anche in questo 2019, la cifra non è riuscita ad essere molto alta e si è assestata sulla ventina. Le ore a disposizione per rilassarmi con un buon libro sono state davvero risicate e, per me che ho sempre amato leggere, è stata davvero una sofferenza non poter spuntare dalla to-read list tutto quello che avevo in programma. (Lo ammetto, ho in arretrato persino romanzi che mi sono stati regalati lo scorso Natale: diiiisonore!)

I dieci titoli più belli di quest’anno? Eccoli.

  • Il nome della rosa, Umberto Eco

Riletto in vista della messa in onda della relativa serie tv – che, ovviamente, non ha retto il confronto – è un romanzo che ho incrociato per la prima volta sui banchi del liceo e, come accade spesso, ho apprezzato davvero solo dopo qualche anno. Troppo recente per essere considerato già un classico? Ditemelo voi, per me lo è di diritto. Filosofia, fede, intrighi e delitti: una storia che tiene incatenati all’abbazia, insieme al giovane Adso, fino all’ultima pagina.

  • Walden, Henry David Thoreau

Due anni trascorsi nei boschi, una sorta di esperimento filosofico che Thoreau compie per mettere alla prova se stesso e tutte le proprie certezze. Come un’epoché di husserliana memoria dove ciò che viene messo da parte, in dubbio, è la società moderna, con tutto ciò che essa comporta. È impossibile diventare realmente eremiti, distaccarsi completamente da ogni cosa – la città rimane comunque a pochi chilometri dal bosco -, ma ciò che si può fare è ritrovare nell’essenzialità della natura la parte più profonda di se stessi e ricreare quell’unione tra spirito e materia che è più semplice scordare che conservare.

Finché non ci perdiamo, in altre parole, finché non abbiamo perso il mondo, non cominciamo a trovare noi stessi, e ci rendiamo conto di dove siamo e dell’infinita estensione delle nostre relazioni.

  • Come un rock, Miriam Terruzzi

Miriam è un’amica, è vero, ma questo, ai fini della sua presenza in questa lista, conta molto relativamente. “Come un rock” è la quota a due ruote del 2019, quella che – semmai ce ne fosse bisogno – aumenta a dismisura la mia voglia di andare prima o poi alla Roubaix, respirarne l’odore, sentirne il dolore. Certo, Brando, il protagonista, quella corsa la vuole decisamente molto più di me e ci si scontra come addosso ad un muro. Ma si scontra anche con la vita tutta intera, con l’amore, le cose belle e quelle più bastarde, come le ombre scure di un sistema sportivo ancora malato.

Nota particolare: tutto il romanzo è accompagnato dalla musica (non per niente, il titolo ci dice qualcosa in merito) e c’è anche una playlist che potete far vostra mentre lo leggete, qui.

  • Diario di un parroco del lago, Gianni Clerici

Questo è uno di quei libri che mi avevano suggerito tutt’altro, alla prima impressione. Intendiamoci, è davvero il diario di un sacerdote: don Giovanni, inviato in un piccolo paese sulle rive del lago di Como, Lezzeno. La frontiera con la Svizzera è vicina e il contrabbando di sigarette da un confine all’altro è l’attività preponderante della piccola comunità – come, sicuramente, di molte altre e non solo del territorio lariano. Il giovane curato si scopre, in fondo, solidale con i suoi parrocchiani: la provenienza da una famiglia benestante non gli impedisce di comprendere le difficili condizioni sociali in cui si trova a svolgere il suo ministero. Certo, le sorprese sono dietro l’angolo, fino all’ultima pagina, e sono pronta a scommettere che resterete spiazzati anche voi.

(Probabilmente, se conoscete la musica di Davide Van De Sfroos, leggendo e imbattendovi in varie espressioni dialettali – tradotte in nota, tranquilli – vi sembrerà di essere entrati all’interno di un suo pezzo, com’è accaduto a me.)

«Io, senza lavoro da quando sono tornato dagli Alpini, questa sera andrei a sfrosare, me l’ha proposto il mio zio Tarèl, che è un galantuomo. Quello che volevo sapere, da lei che è uno che ha studiato: mì sont dree a fà queicoss contra la legge, come el pretendeva el capitan?»

Si trattava della domanda rivoltami più di una volta, ma formulata in modo tanto diretto che ammutolii, prima di affermare: «Secondo le leggi dello Stato sarà illegale, ma le leggi dello Stato non sempre sono uguali alla legge di Dio. Secondo la legge di Dio, non ho trovato niente in contrario. Tanto che» aggiunsi «verrei anch’io insieme a voi, se tuo zio Tarèl non ha niente in contrario».

  • Pollyanna, Eleanor Hodgman Porter

Il gioco della felicità e l’esuberante ottimismo di Pollyanna che riesce a insegnare a tutti coloro che incontra sulla propria strada dove (ri)trovare il senso della vita. Ve ne ho parlato qui.

  • Anna Karenina, Lev Tolstoj

Ebbene sì, alla veneranda età di ventotto anni ho deciso di tentare un primo approccio con gli autori russi. Lunghi, pieni, talvolta anche un po’ ridondanti, ma si può dire pensavo peggio? A giudicare dalla mole del romanzo, credevo di trovarmi di fronte ad un’immensa monografia della Karenina, mentre in realtà si intrecciano fra loro molteplici storie e vari personaggi – sebbene il centro sia, ovviamente, Anna.

Espressione decisamente riuscita del realismo ottocentesco, il romanzo di Tolstoj non narra solamente un amore adulterino, quello tra Anna e Vronskij, ma è soprattutto un’analisi e una critica della società russa del suo tempo, con quelle ipocrisie e contraddittorietà che la caratterizzano in ogni ambito, da quello strettamente familiare a quello politico.

  • Notturno indiano, Antonio Tabucchi

Poche pagine, ma dense, capaci di trasportare in un mondo a metà fra quello reale e qualcosa di metafisico. Il protagonista è alla ricerca dell’amico Xavier, sulla cui esistenza effettiva aleggia in realtà un alone di mistero. È così che, nelle notti indiane, si imbatte in uomini e donne dai caratteri più disparati, tocca con mano la povertà e il degrado che affliggono anche quell’angolo di mondo, mentre i confini tra chi cerca e chi viene cercato sono sempre più labili: forse il viaggio vero non è altro che quello all’interno di se stessi?

«E lui perché la sta cercando con tanta insistenza?»

«Chi lo sa», dissi io, «è difficile saperlo, questo non lo so neppure io che scrivo. Forse cerca un passato, una risposta a qualcosa. Forse vorrebbe afferrare qualcosa che un tempo gli sfuggì. In qualche modo sta cercando se stesso. Voglio dire, è come se cercasse se stesso, cercando me: nei libri succede spesso così, è letteratura».

  • Il ragazzo selvatico, Paolo Cognetti

Le stagioni che si susseguono, la montagna che fa loro da sfondo e che accompagna Paolo in un viaggio fatto di incontri, ma anche di dolori e lacrime, alla scoperta della propria identità.

  • Eleanor Oliphant sta benissimo, Gail Honeyman

Un romanzo che è diventato subito un caso editoriale ed è stato tradotto in più di trenta paesi. Eleanor si racconta in prima persona e, pagina dopo pagina, si scopre che un’esistenza apparentemente normale cela in realtà sotto di sé momenti estremamente dolorosi in grado di condizionarla pesantemente. Quando si è abituati solo alla sofferenza, ecco che basta un gesto gentile, anche minimo, ad aprire la crepa giusta, quella in grado di spaccare il guscio nel quale ci si è rinchiusi e far uscire – non senza fatica – una persona nuova.

  • Niente caffè per Spinoza, Alice Cappagli

Da buona (quasi) filosofa, un romanzo con un filosofo nel titolo non poteva non attirarmi, benché Spinoza non sia uno tra i miei preferiti. Tra quelle pagine ho però trovato una storia intensa, quella dell’incontro tra Maria Vittoria e il Professore cieco – e tutte le persone che gravitano loro intorno. Livorno e il vento che sembra voler uscire dalla carta, tutta la vita racchiusa nei libri di filosofia che trova sempre il modo di concretizzarsi nell’esistenza quotidiana e darle nuova linfa, perché

dai libri che amiamo è possibile ripartire sempre.

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