Stai con me | Giro d’Italia 2023 – St. 14 Sierre-Cassano Magnago

La riproduzione casuale di Spotify continua a propormi canzoni di Venditti, mentre guido verso casa sotto l’ennesima pioggia. Sulle montagne intorno a casa e al di là del lago ci sono le nuvole basse, gonfie come batuffoli di cotone sospesi a mezz’aria.

Vado in senso contrario a quello che, tra poche ore, percorreranno i corridori e – come le nuvole – anche il cuore è un po’ gonfio, perché quando si sceglie di rinunciare a qualcosa che si ama, per un motivo o per un altro, tanto felici non si è mai.

“Stai con me”, canta Antonello. E penso a quei primi amori che vengono sempre in mente quando si ascoltano certe parole, anche quando si è convinti di aver voltato pagina – ma forse certe persone restano incise sulla pelle come tatuaggi e non ci si può fare granché.

Eppure quella canzone mi appare anche come una preghiera disperata di questo Giro che sembra maledetto dal dio del ciclismo.

Inzuppato, raffreddato, fratturato, guardato con occhio mesto e pollice verso da qualche angolo di strada, ma infine sempre abbracciato con il consueto entusiasmo colorato di rosa.

“Stai con me”, mentre il gruppo lascia andare anche oggi una fuga che inizia a spezzarsi sotto al diluvio, con il lago sulla sinistra che appare a sprazzi tra le ville, le case e gli alberghi di lusso di Stresa e, in giornate come queste, ha un colore lattiginoso e quell’odore che qua non sappiamo definire in altro modo se non, appunto, “di lago”.

Quando piove, da queste parti, sembra di vivere in un’atmosfera fluttuante, sospesa nel confondersi di acqua, nuvole e cielo.

È uno di quei momenti in cui potrebbe accadere tutto e il contrario di tutto. Passare dall’indolenza più completa a quel bisogno selvaggio di fare qualcosa, qualsiasi cosa, per cercare di dare un senso alla propria giornata. Alla propria vita.

Ci pensano alcuni tra i ventinove davanti a cercare quel “qualsiasi cosa” mentre dietro gli altri scivolano a venti minuti e con loro anche la Maglia Rosa, che forse è talmente zuppa da essere pesante il triplo e si preferisce lasciarla per un giorno o due sulle spalle di un francese di nome Bruno.

Bruno, Armirail, con la fidanzata di Pordenone che nelle storie di Instagram gli dedica “Alta Marea” (ancora Venditti che ritorna, anche a fine giornata). E che stasera potrà stringersi al petto una maglia arrivata da lui – un semplice gregario, quello che vuole continuare a essere – così inaspettatamente che potrebbe non voler chiudere occhio tutta la notte, invece di riposare, per continuare a guardarla e imprimersela nella memoria.

“Stai, stai, stai con me
io non chiedo di più”

Antonello Venditti, Stai con me (1979)

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